Roma non è una città qualsiasi. Questo è un pensiero assai comune ma che sento di dover riprendere ogni volta che la visito. Roma è grande, possente, travolgente. Spesso in senso positivo ma qualche volta in negativo. Ti fa sentire piccolo e forse un po’ disorientato appena arrivi ma quando ritrovi le strade, le piazze e le meraviglie che hai ammirato tante altre volte, senti di nuovo quel senso di appartenenza alla storia e l’orgoglio per il fatto che una città del genere è patrimonio del tuo stesso Paese. In più, questa volta, tornare qui ha però un sapore un po’ speciale. Perché con me c’è anche mia figlia Sophie. La sua prima volta a Roma.
I motivi che, in questi giorni, mi riportano nella capitale sono due. Il primo riguarda l’invito a presentare la prima del film “Vieni come sei”, regia di Richard Wong e che in Italia è distribuito dalla “102 Distribution”, la Casa di produzione che mi ha invitato. Il secondo è legato ad una nuova trasmissione che parla di educazione alla sessualità dal titolo “Sex” e che andrà in onda su RAI3, condotta da Angela Rafanelli. Nella puntata in cui sono presente si parlerà di sessualità e disabilità.
Faccio adesso un piccolo passo indietro prima di raccontarvi i giorni trascorsi nella capitale.
La presentazione del film è il martedì e la puntata RAI si registra il lunedì. Perfetto: andiamo a Roma la domenica e torniamo il mercoledì. Sarebbe stato toppo semplice. Il sabato sera chiama uno dei produttori del programma “Sex” e mi dice che la trasmissione è spostata al venerdì. Questo cambiamento improvviso mi crea due problemi. Il primo è che il mercoledì mattina dovrei ripartire per Bologna per poi fare ritorno a Roma due giorni dopo. Il secondo è dato dal fatto che mia moglie lavora e il venerdì per lei risulterebbe complicato cambiare il turno. Praticamente un giorno quasi impossibile per spostarci. Dico no, mi spiace, non posso creare problemi con il lavoro a mia moglie. Pazienza.
Sono stato arrendevole? Può darsi. È che lì per lì mi hanno spiazzato e non ho reagito. Al contrario di mia moglie. Lei non demorde mai. È la sua forza e di riflesso diventa anche la mia. Fregandosene che sia il sabato sera scrive alla sua team leader e le chiede se può cambiare turno. Lei risponde con grande gentilezza e disponibilità e viene incontro alla sua richiesta. La differenza nella vita la fanno anche le persone gentili e comprensibili. Così richiamo subito lo staff RAI e confermo la presenza. Rimane il problema dei due giorni tra un evento e l’altro. «Sai che facciamo?» suggerisce mia moglie «rimaniamo anche il mercoledì a spese nostre e ci evitiamo di fare i pendolari tra Bologna e Roma”
Partiamo con il Frecciarossa il lunedì mattina e arriviamo, surgelati per l’aria condizionata in modalità polare, alle 13 alla stazione Termini. In compenso appena scesi dal treno passiamo dallo zero termico ai 38 gradi di Roma. Ci viene a prendere un pulmino attrezzato. Sulla fiancata campeggia la scritta “Servizio trasporto disabili”. Dà l’idea di carro funebre. Per fortuna l’autista somiglia ad Aldo (quello del trio con Giovanni e Giacomo) e penso in positivo.
Arriviamo al River Chateau Hotel. Si trova vicino al ponte Milvio (si, quello dei lucchetti dei fidanzatini e fidanzatoni nato dal film “Baciami ancora“). È un hotel in stile ottocentesco, molto conosciuto e frequentato spesso da atleti per via della vicinanza al Villaggio Olimpico. In perfetto stile hotel anche il portiere dai modi un po’ d’antan e con indosso una scenografica divisa. Il servizio ai piani, poi, è a dir poco eccessivo: ogni volta che usciamo riassettano la camera e cambiano gli asciugamani. E lasciano una caramella.
Pranziamo con un panino preso in stazione e alle 18 viene a prenderci l’auto attrezzata per andare al cinema Tiziano dove presenterò il film. La macchina è diversa (un Doblò) e l’autista non è più il simpatico sosia di Aldo ma il proprietario dell’azienda di trasporto. È un napoletano che si è trasferito a Roma 12 anni ed ha dato vita a questo servizio non esattamente economico per chi ne usufruisce. Faccio due conti: dalla stazione all’hotel (9 km.) e poi cinema andata e ritorno (6 km.) è costato 180€. E c’è chi pensa che i disabili non rappresentino una risorsa per l’economia.
Al cinema per presentare il film, oltre ai produttori e distributori, ci sono l’attore Fabiano Loi e la “modella senza barriere” Marianna Condito. Il film è un remake di “Hasta la Vista” e racconta la storia vera di Asta Philpot ed i suoi amici che partono per andare in un bordello dove le sex worker sono preparate a frequentare anche persone con disabilità. Tratta un tema assai reale e una difficoltà che conosco bene, sia personalmente sia per il progetto del Comitato LoveGiver da me creato. Una cosa che ho sottolineato durante la presentazione è il paradosso di avere raccontato una storia vera di persone con disabilità con attori che si fingono disabili. Vero che il cinema è finzione ma forse, per certi film, bisognerebbe ricorrere a persone realmente disabili. Questo darebbe un impatto visivo più coerente e coinvolgente.
Mia moglie purtroppo il film se lo è perso perché Sophie non è capace di rimanere in silenzio per 1 ora e mezzo in sala. Sono rimaste fuori a giocare, al caldo e a fare da spuntino per le zanzare. Dopo mezz’ora esco anch’io dalla sala in preda ad una crisi di coscienza. Sophie mi accoglie gioiosa e festante al grido «papà!». Quando fa così io vado in brodo di giuggiole. Il personale del cinema è stato molto carino. Le ragazze hanno dato molti giochi a Sophie lasciati dalle nipoti.
Dopo aver giocato un po’ con la piccola, mia moglie mi convince a tornare in sala per finire di vedere il film.
Prima di andar via faccio due chiacchiere con Emma Padoan, attrice interprete del cortometraggio “Mille ponti”. Emma interpreta una ragazza che diventa disabile dopo un incidente e racconta la sua relazione con l’amore. Il film racconta anche le difficoltà per chi è in carrozzina di muoversi a Venezia.
La sera ceniamo all’Osteria “Primo”. La nostra cucciola si è addormentata poco prima dando modo a mamma e papà di cenare in relax. Ottima cena.
Il giorno dopo ecco la sorpresa per Sophie. Andiamo al Bio Parco! Finalmente potrà vedere ciò che ha sempre visto solo come pupazzi o cartoon: giraffe, coccodrilli, elefanti e tanti altri animali.
Questa volta non usiamo il trasporto disabili “gold” (compreso nel prezzo) ma proviamo un servizio taxi standard.
«Salve, vorrei un taxi attrezzato a persone con carrozzina.»
«Ha bisogno della pedana A – B o C?»
(Cos’è un gioco con le buste dove devi indovinare quella giusta?)
«Non saprei, ho una carrozzina elettrica.»
«Allora, B. Tra una ventina di minuti arriva.»
Poi mi spiegano che A, B, C sono le diverse dimensioni della pedana. Ma se uno non è di Roma e non ha mai preso taxi accessibili nella capitale
Prezzo per 5,2 km. 25€ andata, 18€ ritorno. Prezzi decisamente più sopportabili.
Il Bio Parco è molto bello e si può girare in carrozzina tranquillamente. Ovviamente chi ha la manuale può far più fatica perché ci sono salite. Il rettilario è fantastico, anche se vedere certi rettili rinchiusi in pochi metri fa un po’ pena. Tipo l’Anaconda che è gigante.
Al Bio Parco c’è anche il trenino ed è accessibile alle carrozzine per disabili… si, quando funziona la rampa. Era rotta. Lo abbiamo preso ugualmente grazie a mia moglie (solita testardaggine) che mi ha seduto sui sedili lasciando la carrozzina sul posto. Per fortuna l’ho ritrovata! Pranziamo in un bar in mezzo a pavoni che girano tra i tavoli in cerca di cibo (vietatissimo nutrirli).
Verso le 16 richiamiamo il taxi.
La sera prima di cenare andiamo a passeggiare sul ponte Milvio dove sono rimasti ancora troppi lucchetti. Roma è immensa in però ti vien sempre voglia di vedere qualcosa in più e continui a camminare o ruotare nel mio caso. Purtroppo, sia per qualche avvisaglia di temporale, sia per risparmiare le batterie della mia carrozzina (non mi sono portato il caricabatterie, troppo pesante e scomodo da trasportare) non ci siamo allontanati più di tanto.
Ceniamo al ristorante “Il Tappezziere”. Ambiente moderno, personale giovane. Ottima carne. Questa volta la “pupa” non dorme e ci fa compagnia, anche nel prenderci un gelato.
Il giorno dopo cambiamo hotel, andiamo in quello pagato dalla RAI, il Twentyone. Un hotel moderno, niente di particolarmente indimenticabile. Indimenticabile invece la piccola Sophie che ha vomitato sulla mamma e sull’auto del servizio trasporti disabili (siamo tornati all’altro mezzo). Diciamo più sulla mamma che in auto. Così le tocca entrare in hotel con il vestito macchiato e Sophie da cambiare…ma la stanza non ce la danno fino alle 15. E sono solo le 13. Cambiamo la bimba nei bagni comuni dell’hotel, non nel senso che ne prendiamo un’altra ma che le cambiamo il vestitino. Intanto mi chiamano sia Valentina che la RAI. C’è ancora una cosa che non vi ho detto. Il palco dove dobbiamo fare la trasmissione non è accessibile a persone in carrozzina. Ci sono quattro scalini. Ci dovremmo incazzare per questo? Probabilmente sì. Non è certo colpa dello staff della trasmissione ma di chi anni fa (parecchi anni fa a quanto pare) ha costruito quel palco pensando che nessuna persona in carrozzina ci sarebbe salita sopra. Come la risolviamo? Carrozzina manuale (stile ospedale) e quel “coso” che vedete nella prima foto dell’articolo per salire gli scalini. Non il massimo ma non intendo rinunciare alla trasmissione. Al massimo mi farò sedere su di uno dei divanetti colorati che compongono la scena.
Il pomeriggio portiamo Sophie ad un’altra sua passione: le scale. E se si parla di scale a Roma, quale miglior luogo di Piazza di Spagna. Enza e Sophie se le sono fatte tutte.
Nonostante il timore delle batterie in esaurimento non resistiamo alla tentazione di salutare la Fontana di Trevi. È sempre splendida e dopo il restauro ancor di più. Ma troppa, veramente troppa gente concentrata a farsi selfie e rubare tutta la scena.
Mentre torniamo verso l’hotel la mia ansia per le batterie sale ed i pallini che segnalano quanto ancora carica c’è, diminuiscono.
Per strada salutiamo con affetto la macchina della Polizia parcheggiata sulle strisce e davanti lo scivolo che ci costringe a passare per strada in mezzo le macchine.
Cerchiamo il primo ristorante vicino all’hotel e scopro che a pochi metri ce ne sta uno con un nome a noi familiare: “pupina”. Ci chiamavamo così anni fa, “pupino” e “pupina”. Non potevamo non andarci. Detto tra noi, si mangia pure bene.
Arriva il giorno della registrazione della trasmissione in RAI. Mi porta il taxista napoletano e appena arrivati mi trovo davanti la carrozzina su cui dovrei stare e il “coso” per salire le scale ma… chi mi trasferisce dalla mia carrozzina all’altra ed eventualmente sul divanetto? Oh, lui, ancora lui, il proprietario della ditta trasporti disabili. Un tuttofare. È stato lì per almeno tre ore. Non oso immaginare quanto sia costato alla produzione. Mia moglie e Sophie non sono potute venire perché non è permesso ai minori di accedere agli studi RAI. Peccato, vedere mia figlia magari tra le mie braccia e mia moglie al mio fianco avrebbe raccontato più di mille parole.
Altro colpo di scena. Mentre sono in camerino a firmare fogli su fogli per consensi e privacy entra Valentina Tomirotti e mi dice:
«Me ne vado».
Rimango perplesso.
«Chi ha ruoli politici non può partecipare e io sono consigliera nel mio paese».
Urca. Che fregatura. Non potevano chiederglielo prima! In questo caso un pochino di colpe lo staff ce l’ha.
Saliamo sul palco. Senza la mia carrozzina e sul divanetto non mi sento proprio a mio agio ma Angela è simpaticissima e tutti mi danno grandi attenzioni. L’ambientazione mi piace molto. Non dico altro. Vedrete tutto su RAI3 al più presto.
Penso e spero che la trasmissione sia andata bene.
La sera ceniamo all’Argot Prati a fianco dell’hotel.
«Pronto, è accessibile a persone in carrozzina?»
«Si, certo. C’è una pedana fuori. Magari l’aiutiamo noi»
Dai, se c’è una pedana non ho problemi. Se c’è… ma non c’è. Per pedana intendevano un dehor esterno rialzato, che vuol dire uno scalino! Va beh. Non ho voglia di cercarmi un altro ristorante, mi faccio sollevare. Purtroppo per loro la carrozzina pesa 150 kg. Una pedana da mettere in caso di bisogno costa sui 100€.
Il sabato mattina partiamo presto. Ci accompagna il napoletano della ditta trasporti disabili, che è sempre arrabbiato per il traffico.
«La gente dopo il Covid è ancor più impazzita» dice e continua «a me piace il mio lavoro e non sarebbe complicato se non ci fosse questo traffico!» Mi viene da commentare «dai, vieni da Napoli sarai abituato al traffico» e ribatte «i romani sono più bastardi!» Chiudo «dai su, ti ho fatto guadagnare un po’ tra me e la Rai, fai un brindisi per noi». Eh!
Torno a casa molto stanco da questi giorni romani faticosi ma ricchi di conoscenze. Accompagnato dalle “mie” indomite donne.